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Negli ultimi tempi nella fashion industry è sempre più frequente il tema della responsabilità. Spesso si tende ad associare per responsabile l’uso di fibre naturali che si pensa abbiano un minor impatto sull’ambiente. Ma è realmente così?

Un tessuto per essere definito eco-sostenibile deve necessariamente essere osservato da tutti i punti di vista, partendo dalla coltivazione per poi proseguire con tutti i processi di fabbricazione.

Partiamo però con il definire cos’è una fibra naturale. Quando si parla di fibre naturali, si intendono fibre tratte da materiali esistenti in natura e utilizzate mediante lavorazioni meccaniche, senza però modificarne la struttura.

Queste si dividono ulteriormente in vegetali e animali, a seconda della loro origine. Per produrre alcune fibre naturali, per esempio, sono richiesti un eccessivo sfruttamento agricolo e un’elevata quantità di acqua che non rispettano la definizione di preferred, ovvero una materia prima che porta benefici per la natura, il clima e le persone. Un esempio è la seta. La produzione di 1 kg di fibra ecologica naturale certificata di seta è in grado di eliminare dal nostro pianeta un quantitativo di 732,96 kg di Anidride Carbonica/Gas Serra, quantità pari a un viaggio aereo LondraNew York.

Pro e contro delle fibre naturali

A differenza del cotone, il tessuto dai mille usi, che necessita di grandi quantità di acqua per giungere a maturazione. Inoltre, è causa della salinizzazione dei suoli e della contaminazione di acqua dolce da fertilizzanti e pesticidi. Senza contare le emissioni prodotte durante i processi di filatura, tessitura e tintura.

La conoscenza di questa pianta risale a 5.000 anni fa, e oggi la sua coltivazione è diffusa in gran parte del mondo, occupando il 3% della superficie agricola mondiale.

Un caso esemplare dei danni provocati dalla produzione intensiva del cotone è il Lago di Aral in Uzbekistan, che ha perso gran parte del suo volume idrico con un conseguente disagio per le popolazioni che vivevano le sue sponde. In circa 20 anni la sua superficie si è dimezzata e la sua massa d’acqua si è ridotta del 2/3.

Perciò è preferibile promuovere la coltivazione di cotone biologico che riduce l’inquinamento dell’acqua del 98% o il cotone riciclato proveniente da agricoltura rigenerativa.

Tra i materiali preferred si può senza dubbio includere la canapa. Un solo acro di coltivazione di questa pianta tra le più resistenti al mondo è in grado di assorbire fino a 4,1 tonnellate di anidride carbonica l’anno e inoltre non richiede pesticidi o fertilizzanti chimici.

Una scelta, quella dei materiali da osservare minuziosamente, per garantire un benessere non solo per il nostro corpo ma anche per l’ambiente.