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In evidenza un’immagine della campagna FW 23/24 di Tela Genova (ph. Stefano Bidini) e della Biblioteca Universitaria

Un museo del denim a cielo aperto. Non una fiera. Così si autodefinisce GenovaJeans: un evento dal format non convenzionale che guarda al futuro con una visione precisa, nella direzione del design e dell’innovazione responsabile. Una nuova edizione che riconferma la sua autorevolezza diventando, dal 5 all’8 ottobre 2023, il punto di riferimento della jeans community.

Lo spazio “ArteJeans” al Metelino

Un progetto nato da un’idea di Manuela Arata, attuale presidente del Comitato Promotore, e prodotto dal Comune di Genova, che ne ha affidato la cura generale ad Anna Orlando. Il risultato della volontà di trasmettere la profonda identità del jeans: considerato una vera e propria icona, più che un semplice capo d’abbigliamento. Presente nel guardaroba di tutti, sotto diversi aspetti, il denim è un tessuto semplice da lavoro che ha saputo trasformarsi e scrivere pagine di storia e che ora è il protagonista del cambiamento.

“Genova, forte di questa importante eredità, rilancia e apre a nuove opportunità e idee per creare la cultura del jeans del futuro”, si legge in una nota ufficiale.

La sezione dei nuovi creativi al Metelino

In occasione della manifestazione abbiamo avuto modo di scambiare due parole con Cristiano Caucci, founder di Tela Genova, che ci ha raccontato il brand e la sua nuova campagna FW 23/24.

Cristiano Caucci, founder di Tela Genova

Parlaci della nuova campagna FW 23/24 di Tela Genova.

Dopo quasi dieci anni dal rilancio del marchio, il nostro sogno nel cassetto era quello di scattare la nostra nuova campagna proprio qui a Genova, collegata anche ad altri progetti come il lancio del nuovo sito web. Insomma, un insieme d’investimenti sul brand. La nostra volontà, inoltre, era quella di tornare a casa e questo ha incontrato anche la necessità dell’organizzazione GenovaJeans di avere dei brand ambassador che portassero l’attenzione su questo evento. Cosa che due anni fa non era successa. Tutto è partito questo giugno, a Pitti 104, quando incontrai il team di GenovaJeans e gli raccontai di questo progetto shooting che volevo attuare proprio nella città di Genova, e lo abbiamo fatto insieme. In collaborazione con Plus Production Milano, la manifestazione e il Comune, celebrando il territorio e i luoghi che sono cornice perfetta di una storia fatta di autenticità. È stato molto carino e interessante perché abbiamo ripercorso ogni tappa della via del Jeans, proprio come stiamo facendo in questi giorni. Per noi è stata una grande opportunità e un enorme privilegio poter scattare in dei posti significativi di questo percorso. Consacrando ciò che abbiamo fatto in questi anni. Un momento di maturità e di condivisione dei valori che vanno oltre alla “semplice” creazione di una linea di abbigliamento. Attraverso i vicoli pittoreschi di questa città.

Come e quando è nata la collaborazione con Genova Jeans?

Nel 2021 siamo stati ospiti di Manuela Arata, attuale presidente del Comitato Promotore. Al tempo il Covid era presente nelle nostre vite e le regole erano ancora abbastanza ferree, perciò la manifestazione non era ai massimi livelli. Era tutto molto più complicato. Però, dopo questa prima fase conoscitiva, abbiamo creduto fortemente nel progetto e quest’anno abbiamo deciso di presentarci non più come semplici ospiti ma come partecipanti attivi. E mi ritengo soddisfatto perché è un momento d’incontro e scambio d’idee che dà valore al nostro lavoro e una maggiore visibilità alla cultura del fare piuttosto che dell’immagine. Rispetto a due anni fa, noto un’attenzione più elevata e matura anche se, in termini di obiettivi, non so quale sarà il futuro di questa manifestazione. Per me, comunque, parteciparvi rimane un privilegio.

Denim è uguale a sostenibilità, perlomeno nell’ultimo periodo. Come vi state muovendo in termini green? Il marchio si può definire responsabile a livello sociale e ambientale?

La nostra sensibilità in termini green si manifesta in tutte le collezioni ed è presente nel nostro dna. Ciò che noi richiediamo ai nostri fornitori italiani ed esteri è proporci cotoni organici e certificati GOTS, che seguano le linee guida della sostenibilità. Vorrei dire, però, che in Tela Genova la responsabilità è una tematica implicita e intrinseca. Per noi seguire certe regole e rispettare l’ambiente è la normalità e non dovremmo nemmeno parlarne. Quando andiamo a rivedere i prodotti del passato, questi non venivano trattati per il fashion. Ed è una scelta stilistica che abbiamo deciso di mantenere anche oggi. Da quarant’anni abbiamo una lavanderia industriale, perciò sappiamo cosa significa e cosa comporta lo spreco d’acqua: per questo Tela Genova è un progetto volto al consumo zero, neanche minimo. Questo per dire che per noi la “sostenibilità” non è un trend ma una mission, è uno dei valori su cui si fonda il marchio.

La filiera produttiva è tutta in Italia?

È tutta in Italia. Anzi, tutta in Val Vibrata, perché abbiamo due passaggi interni, il taglio e il lavaggio. Mentre, la confezione e lo stiro del capo li facciamo per conto terzi ma sempre nel nostro distretto produttivo. È il tessuto, invece, che lo prendiamo in tutto il mondo in base alle caratteristiche che stiamo ricercando.

Progetti futuri?

Ce ne sono parecchi. Il primo, è quello di mantenere fede a chi siamo perché adesso che Tela Genova sta iniziando ad avere una maggiore notorietà, in termini di visibilità ma anche economici, è molto facile cedere alle lusinghe di grandi brand e dealer. Il secondo, invece, è dar vita a delle collaborazioni con piccoli marchi che condividono la nostra filosofia. I nomi per ora rimangono top secret.

di Sara Fumagallo