
La piattaforma leader mondiale per la rivendita di moda di lusso di seconda mano, Vestiaire Collective, ha annunciato che da oggi bandirà una nuova lista di marchi fast fashion.
Dopo l’annuncio che ha lanciato il progetto lo scorso anno, il 70% dei membri colpiti dal divieto sono tornati sulla piattaforma per acquistare articoli second hand di maggiore qualità. Il team di Vestiaire Collective per migliorare i suoi servizi ha collaborato con un comitato di nove esperti di moda e sostenibilità per creare una definizione ben chiara di fast fashion e sfruttarla per bandire i colossi del settore dalla piattaforma.
Un’iniziativa necessaria per ridurre l’impatto ambientale e sociale del sistema moda che sensibilizzerà la community sui problemi dei rifiuti tessili e del consumo eccessivo di indumenti. Incoraggiando allo stesso tempo i protagonisti chiave del settore a unirsi a questa missione di cambiamento.
Dopo un anno di ricerca Vestiaire Collective è orgogliosa di bandire ben 30 nuovi marchi.
La definizione di fast fashion, dettata dai principali esperti del settore, si basa su cinque criteri che alimentano la sovrapproduzione e il sovraconsumo: prezzo basso, tasso di ricambio elevato, ampiezza della gamma di prodotti, velocità della messa in vendita e forte intensità promozionale.
I membri del team di esperti includono: Orsola de Castro, cofondatrice di Fashion Revolution e autrice, Rachel Cernansky, redattrice senior sui soggetti di sostenibilità per Vogue Business, Christina Dean, fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione dell’ONG Redress e fondatrice e direttrice operativa di The R Collective, Eva Kruse, chief global engagement officer di Pangaia, fondatrice di Global Fashion, Agenda Liz Ricketts, cofondatrice e direttrice di The Or Foundation, Lauren Singer, socia amministratrice della venture capital Overview, François Souchet, global head of sustainability and impact consulting dell’agenzia BPCM, ex direttore del progetto “Make Fashion Circular” di Ellen MacArthur Foundation, Lucianne Tonti, giornalista di moda e autrice, Matteo Ward, cofondatore di Wrad living, attivista, consulente per UN/CEFACT.
Vestiaire Collective: “Think First, Buy Second”
“La decisione di bandire il fast fashion è stata presa per sostenere il lavoro che Vestiaire Collective svolge da tempo per promuovere alternative al modello di moda dominante. Questi marchi contribuiscono a una produzione e a un consumo eccessivi, con conseguenze sociali e ambientali devastanti nel Sud globale. È nostro dovere agire e aprire la strada ad altri operatori del settore affinché si uniscano a noi in questo movimento, così da avere un impatto insieme”, ha spiegato Dounia Wone, chief impact officer di Vestiaire Collective.
Ogni volta che i membri della piattaforma proveranno ad acquistare o vendere articoli appartenenti alla lista di brand vietati riceveranno un messaggio che li informerà del divieto e delle ragioni dietro questa scelta. Per una maggiore chiarezza sarà inoltre disponibile una guida online con informazioni pratiche su come donare i propri capi e approfondimenti sulla sostenibilità, oltre a un utile elenco di alternative al fast fashion.
Vestiaire Collective lancerà sui suoi canali digitali una campagna globale dal titolo “Think First, Buy Second”. La campagna, che si avvale della tecnologia AI, includerà un video e immagini di montagne di indumenti situate in alcuni dei luoghi più riconoscibili come Times Square o la Tour Eiffel, per dare ai consumatori un’idea dell’aspetto che enormi quantità di indumenti e discariche tessili avrebbero nei loro Paesi.
La campagna incoraggerà gli utenti dei social media impegnarsi per trasformare il Black Friday, che quest’anno avrà luogo venerdì 24 novembre, in un Better Friday. I partecipanti possono scegliere se impegnarsi ad acquistare solo prodotti di seconda mano solo durante questo Better Friday, fino alla fine dell’anno, per tutta la durata del 2024 oppure se scegliere questo metodo di consumo per il resto della loro vita.