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Il territorio veneto, ricco di paesaggi naturali e tesori d’arte, è sede di una delle poche realtà 100% made in Italy: Vicario Cinque.

La label, lanciata nel 2015 dopo trent’anni di esperienza nella storica agenzia di abbigliamento e distribuzione, Stefano Lora Showroom, ha aperto le porte del suo splendido headquarter situato a Villa Piovene-Lora, un luogo suggestivo immerso nella flora dei Colli Berici.

Il brand ha come main goal creare e generare valore in armonia con il territorio, offrendo ai propri clienti prodotti durevoli.

Un armadio composto da prodotti di alta qualità, che faccia venir voglia di indossarli più volte, prestando una particolare attenzione agli sprechi.

Vicario Cinque è un marchio che offre un guardaroba completo e vivace, ispirato a un canone femminile senza tempo, intramontabile, ma soprattutto sostenibile. Infatti il brand, composto da una filiera cortissima, analizza l’andamento dei prodotti, i cui prototipi sono realizzati internamente, durante la campagna vendite, iniziando in un secondo momento la fase produttiva. Questo permette di avere non solo dei tempi di reazione minori ma di mitigare anche l’impatto di una delle cause principali di inquinamento del sistema moda: la sovrapproduzione.

HUB Style ha avuto l’opportunità di confrontarsi con Stefano Lora, ceo e founder di Vicario Cinque, per scoprire ed esplorare questa realtà tutta italiana.

Stefano Lora, ceo e fonder Vicario Cinque

Come sono cambiati i vostri progetti dallo scorso anno?

Stiamo sviluppando la strada già intrapresa, consolidandola. Lo scorso anno volevamo realizzare un nuovo sito, cosa che abbiamo fatto e crescere in mercati internazionali, infatti ci siamo aperti a nuove frontiere come l’Inghilterra, gli Stati Uniti, il Canada e la maggior parte dell’Europa.

Qual è la vostra aspettativa sul fatturato per il 2023?

Il 2023 si chiude con un fatturato di circa 3,5, milioni di euro, un’ulteriore crescita rispetto al 2022. Stiamo sviluppando maggiormente il segmento digital che al momento rappresenta il 7,5% delle vendite, con l’obiettivo di consolidarlo a un 10%. Proporzionalmente è l’unico fattore che dovrebbe aumentare in percentuale rispetto al resto che si sviluppa in modo organico. Se si cresce in Italia si cresce all’estero, con un rispettivo valore del 30% del primo e 70% del secondo.

Come siete riusciti a mantenere i prezzi calmierati?

Abbiamo ridotto i nostri margini. La Stefano Lora Showroom e Vicario Cinque sono in sinergia, per cui utilizzare la stessa sede in ambiti diversi è un vantaggio. Se riduco i margini di Vicario Cinque per una crescita, dall’altro lato ho il fatturato di Stefano Lora Showroom che me lo permette.

Qual è l’andamento del fatturato di Stefano Lora Showroom?

La marginalità che può offrire lo showroom è molto più alta di quella dell’azienda. Stiamo investendo molto in nuovi agenti e in nuove fiere. Penso che il futuro ci vedrà protagonisti nel mercato dell’abbigliamento a 360 gradi. Mi vedo diverso dai miei colleghi perché ho una visione diversa rispetto a loro. Nel momento in cui t’interfacci con un produttore, ad esempio, capisci quali possono essere i problemi legati alla produzione. Credo che questa sia la nuova figura dell’agente e del distributore: qualcuno che abbia le adeguate competenze per quello che sta facendo. Sono dalla parte dei miei clienti. Prima di tutto devo essere un consulente e poi un venditore, consigliando quale sia l’azienda che si sta muovendo nella direzione giusta, che comunica e produce nel modo corretto. Ci sarà un cambiamento epocale nei prossimi anni.

La vostra produzione è sostenibile e mirata. Quando un negoziante vi chiede un riassortimento come agite per soddisfare la sua richiesta?

Stiamo lavorando molto sugli articoli “essentials”, i cosiddetti continuativi. All’inizio stabiliamo quali possono essere gli articoli che rientrano all’interno della categoria. Successivamente durante la stagione si uniscono a questi altri che hanno registrato un’ottima performance nella nuova collezione. Ad esempio, per la fall-winter 23 la catergoria era composta da 12 articoli essentials mentre per la fall-winter 24 ne avremo circa una ventina. Partiamo dal tessuto, stiliamo un programma con il tessutaio per vedere la disponibilità della selezione di questi durante la stagione. I nostri laboratori sono in grado di realizzare i prodotti in una decina di giorni ma dobbiamo avere il tessuto. Se c’è l’approvvigionamento della materia prima, riusciamo a ridurre i tempi. Siamo particolarmente bravi sulle consegne. Ad esempio, abbiamo consegnato la fall-winter al 90% entro luglio. Questo modus operandi permette di inserirsi all’interno del mercato, “first in first out”, per poi sviluppare gli assortimenti. Ciò ci permette di entrare in determinati marketplace, avendo la disponibilità degli articoli durante tutta la stagione. Sul pacchetto essentials non offriamo sconti, non aderiamo al Black Friday e non effettuiamo promozioni. Non lo facciamo sul nostro sito e pretendiamo che i nostri clienti facciano lo stesso, per valorizzare la storia di questi prodotti.

In che modo sono suddivisi i compiti all’interno dell’azienda?

Cristina Barrailler, chief accountant, segue il segmento finanziario, quindi tutta la parte amministrativa. Allo stesso tempo io coordino il settore commerciale e in parte il nostro ufficio stile. Credo che questo sia fondamentale: sono un agente e credo molto nel valore di questo ruolo e di ciò che può offrire. Secondo me può contribuire a fare la differenza. Unire la passione alla conoscenza del mercato e del territorio per capire al meglio le esigenze di ogni cliente è indispensabile.

Come si evolverà il progetto legato alla collezione home?

All’inizio abbiamo concepito la collezione home come una capsule. Ora l’idea è di svilupparla in modo più strutturato. Perciò partire con un catalogo digitale e fisico che sarà poi ampliato con prodotti aggiuntivi. Bisogna essere propositivi, diversi, altrimenti tutti i prodotti rischiano di sembrare uguali. Le boutique dovrebbero essere un luogo immersivo, al passo con i tempi. Il consumatore finale oggi sa quali sono le novità presenti sul mercato.

Come vedi Vicario Cinque tra dieci anni?

Immagino Vicario Cinque come un brand lifestyle. Il mio obiettivo, anche digitale, è quello di avere dei venditori che spieghino digitalmente l’essenza del marchio, che non si limitino a vendere il singolo prodotto, ma l’emozione che questa realtà inclusiva è in grado di trasmettere.

di Cristiano Zanni e Maria Pina Ciuffreda