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Il Black Friday è alle porte, il cosiddetto venerdì nero. La giornata di shopping compulsivo e selvaggio promosso da una strategia di marketing adottata da molti brand.

È doveroso, quindi, fare una riflessione su cosa rappresenti questo giorno. E la controtendenza, che diversi marchi, stanno accogliendo in risposta a questo consumismo sfrenato e nocivo.

Il Black Friday nasce negli Stati Uniti negli Anni ’60 ma ebbe la sua vera esplosione negli Anni ’80, quando si affermò come evento nazionale americano. Ogni anno cade il quarto venerdì di novembre, il giorno successivo al Ringraziamento. Le ipotesi sul suo significato sono diverse, ma la più attendibile ha a che fare con i registri di cassa dei negozi, che da quel giorno dell’anno cominciarono a registrare costantemente il segno più, colorandosi così di nero.

In questo giorno i commercianti offrono i loro prodotti a prezzi molto scontati scatenando una maratona dello shopping.

La nascita di questo giorno ha alimentato lo sviluppo di un’economia consumistica. In cui l’acquisto non è dettato da un pensiero ponderato o dalla necessità effettiva di un prodotto ma dal desiderio di ottenerlo a basso costo. Noncuranti dei possibili impatti ambientali e sociali che questo può generare.

Secondo un’analisi condivisa da Ecoalf in media una persona consuma 15 kg di vestiti ogni anno, arrivando ad accumulare 1 tonnellata durante tutta la sua vita. Si calcola che indossiamo capi fast fashion non più di cinque volte prima di buttarli e il 73% di questi viene poi gettato in discarica o bruciato. Seguendo questo ritmo entro il 2032 potremmo aspettarci una crescita del +305% delle vendite globali del Black Friday, grazie a ogni clic sconsiderato.

Ci sono però sempre più brand che non condividono questa strategia e decidono di non alimentare questo fenomeno chiudendo i propri siti e-commerce o lanciando iniziative basate su un’economia circolare.

Freitag

Tra gli antagonisti del fenomeno si trovano Freitag, che ha annunciato la chiusura delle casse dei negozi fisici e dell’e-commerce, offrendo la possibilità di noleggiare gratuitamente come opzione all’acquisto. Patagonia che negli ultimi anni ha cercato strade alternative come il Green Friday, filosofia condivisa anche da Ikea.

Il Green Friday nasce in Francia nel 2017 per sensibilizzare e incoraggiare la community verso buone pratiche di acquisto.

Ecoalf

Il brand spagnolo Ecoalf, nato nel 2009, non solo non offre sconti ma pubblica sul proprio sito dati e statistiche per diffondere maggiore consapevolezza sul tema. Una sensibilizzazione attraverso tutti i canali enfatizzata da un video con la poesia anti-Black Friday. Realizzata appositamente da Tomfoolery e sei azioni che possono sostituire l’acquisto: scambiare, donare, ri-organizzare, riciclare, ridurre e riparare.

Patagonia

Patagonia da sempre portavoce di questi valori ha organizzato un grande evento, Shopping Without Any Payment. Fino al 25 novembre, presso lo store di via Garibaldi di Milano, sarà possibile portare un indumento in buone condizioni per ricevere un gettone con il quale, il 26 e il 27 novembre, sarà possibile prendere qualcosa tra i capi lasciati dagli altri.

Fielmann

Il brand eyewear Fielmann, tra il 26 e il 28 novembre, allestirà i suoi store con un’opera dell’artista Valeria Crociata, al cui interno è presente un QR code nascosto. I clienti che riusciranno a trovarlo verranno reindirizzati alla pagina dedicata. E, oltre a trovare uno sconto speciale riceveranno in regalo un albero, frutto della partnership con Treedom.

Save The Duck

Save The Duck, specializzato nell’outerwear contribuirà alla realizzazione di un progetto umanitario in Afghanistan, dando la possibilità alle famiglie più disagiate delle province settentrionali di Faryab e Jawzjan, di avere accesso ai servizi sanitari di base, alla nutrizione e ai mezzi per proteggersi dal freddo. Inoltre, per ogni giacca acquistata tra il 26 e il 30 novembre, il brand ne donerà una a ogni centro rifugiati in Italia e negli Stati Uniti.

Superduper

Superduper, dal 19 al 28 novembre, riserverà molte sorprese agli iscritti alla newsletter. I prodotti del brand sono realizzati internamente da giovani artigiani e scontarli per il Black Friday non solo non valorizzerebbe il prodotto e la lavorazione che c’è dietro, ma alimenterebbe la cultura consumistica condivisa dal fast fashion.

Anti-Do-To

Infine Anti-Do-To, nato nel 2020, dal 26 al 29 novembre non farà sconti ma devolverà il 100% del proprio fatturato per finanziare la produzione e l’invio di tavole da skate all’Ha’ramba Skatepark di Gaza.

Valide alternative per mitigare la sovrapproduzione e boicottare un sistema che ci rende vittime e carnefici dell’inquinamento ambientale, dello sfruttamento sociale e di un comportamento d’acquisto compulsivo che non differisce da una classica dipendenza.

di Maria Pina Ciuffreda